IL BEALE DI BOREGAL - 03/09/2020 NE - GaMe MaStEr

GDR

Il gruppo partì alla volta dell'insediamento, dimora di Patel e Seria. Non ci volle molto tempo per arrivare, era circa l'ora di pranzo. Non c'erano stati altri incidenti, tutti gli insettoidi se ne stavano aggrappati ai loro alberi di synth, tranquilli, emettendo di tanto in tanto alcuni suoni con le loro zanne, ma niente di più. Le condizioni di Seria erano stabili, rispetto ad altri momenti precedenti, si sarebbe detto addirittura che stesse meglio. 

Il sentiero che stavano seguendo deviò bruscamente verso sinistra e d'improvviso la foresta iniziò a diradarsi. Videro allora tra le canne quelli che potevano essere i tetti di alcuni edifici. Erano di un colore marrone scuro con striature chiare chiare, sembravano fatti della sostanza organica posta in cima ai tubi. Avvicinandosi ancora di più capirono che quelle non erano i tetti, ma le mura degli edifici che componevano l'accampamento, avevano una sorta di forma piramidale. I tre edifici che avevano visto erano quelli più in buono stato, altri erano mal ridotti, e si potevano intravedere alcuni uomini che stavano lavorando alacremente per riparare i danni.

Avvicinandosi ancora un poco notarono che erano state costruite delle barricate tutt'intorno agli edifici ed alcuni uomini erano di guardia. Osservando bene ci sono altri uomini e donne tra un edificio e l'altro che stanno rimuovendo delle macerie, ed altri ancora sembra indaffarati a preparare quelle che sembrano delle armi rudimentali ed improvvisate.

L'arrivo nella comunità non causò problemi, almeno in prima battuta. Vennero accolti con modi gentili dalle guardie, che avevano riconosciuto in loro degli avventurieri che sembrano sapere il fatto loro ed erano, almeno a prima vista, ben armati. Quando però videro Patel, che li salutò uno ad uno per nome, e Seria, uno di loro corse via, verso una degli edifici, e qui svoltò. Tornò dopo poco in compagnia di un vecchio e di una donna.

La donna corse in avanti e prima abbracciò Patel e poi si volse verso Seria.

"Sta bene?"
"Ma perchè siete qua? Non dovevi portare tua sorella a Conche di Cylion?"

"Mamma, ci ho provato, ma lo sai come sà essere testona a volte... poi abbiamo incontrato loro che mi hanno aiutato a tornare indietro."

"Dovevi portarla via, ricordi?"
"Comunque... va bene così. Ora che siete qui mi prenderò cura di lei."

Detto questo si rivolse al gruppo di avventurieri.

"Grazie, grazie per quello che avete fatto per i miei figli!"

Lo sguardo sincero della madre di Patel e Seria fu rivolto a tutti e tre con espressione sinceramente riconoscente. Sollevò la ragazza prendendola in braccio.

"Patel dammi una mano: vai a prendere dell'acqua al pozzo."

Detto questo si allontanò con Seria in braccio per prendersi cura di lei.

"Il mio nome è Lowd. Grazie per quello che avete fatto per i miei nipoti, ma sono in grado di badare a loro stessi."
"Ora vorrete scusarci, ma qui abbiamo molto lavoro da fare, dopo gli ultimi attacchi".

Chi aveva parlato era un uomo dai capelli bianchi e dritti, non per effetto di qualche gel, erano semplicemente dritti naturali. La faccia era completamente glabra, non rasata, semplicemente glabra. Le rughe del volto e della fronte erano innaturalmente scavate e marcate. Non avevano per nulla l'aria di essere naturali.  Era magro, dall'aria scattante, decisamente in forma, nonostante l'età. Gli occhi rossi gli donavano un'aria un poco inquietante e lo sguardo serio non aiutava certo a rendere l'atmosfera rilassata e piacevole. Era evidentemente il capo della comunità di coloni, in quanto, non appena si voltò per allontanarsi, iniziò a dare ordini a destra e sinistra.

"Muoviamoci, la notte arriverà presto e c'è ancora molto lavoro da fare. Rafforzate i controlli alle barricate, servono più persone. Sicuramente arriveranno presto ora che..."

S'interruppe e si voltò a guardare il gruppo di avventurieri. Volse poi lo sguardo alla figlia che si allontanava con i suoi nipoti e poi tornò a guardare gli avventurieri.

"Muoviamoci!" disse rivolto a tutti ed a nessuno in particolare.

"E voi venite. Seguite questo ragazzo, si chiama Jor, si occuperà di voi. Se volete riposarvi abbiamo un poco di cibo e di acqua da condividere, ma non aspettatevi molto di più".

Lanciò un'occhiataccia a Jor che annuì senza ribattere.

Quello che doveva essere un ritorno a casa che chiunque avrebbe immaginato gioioso, festoso si era improvvisamente mutato in qualcosa di non felice. C'era preoccupazione intorno a loro, non erano stati accolti come i benvenuti, c'era qualcosa che non andava. Era a dir poco palese, e lo si poteva leggere negli occhi di tutti quelli che incrociarono, dalle guardie alle barricate, alla gente che stava raccogliendo le macerie, a chi stava scavando delle buche nella terra con dei corpi avvolti in lenzuola bianche poco distanti. L'atmosfera era davvero pesante.

Vennero fatti entrare, guidati dal piccolo Jor, in una delle strutture, la più grande. Vennero fatti accomodare in un angolo su alcuni teli buttati per terra. Vennero portati loro due cesti, uno con qualche frutto al suo interno, e l'altro con delle pagnotte di quella che sembrava pane, anche se il colore era particolarmente scuro.



Ed ora non mi rimane che salutarvi e darvi appuntamento...
...al prossimo incontro!

 

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