IL BEALE DI BOREGAL - 01/09/2020 NE - BoHr
"Ho chiesto ai morti di poter entrare. Ho ascoltato la voce dei loro spiriti."
Sedutosi leggermente in disparte, in compagnia del suo Seskii, sempre steso accanto a lui, aveva estratto dallo zaino una sorta di contenitore metallico a forma cilindrica da cui svitò il tappo, ne trasse fuori una candela già accesa e se la mise davanti alle gambe incrociate. La testa ruotava di scatto nella direzione di chi stava parlando e le ombre generate dal fuoco e dalla candela rendevano il suo volto ancora più inquietante di quanto già non fosse.
La testa completamente glabra, senza un pelo che fosse uno, già era un elemento abbastanza particolare; aggiungendo ancora strani occhiali, degli orecchini circolari di metallo con delle piume al fondo, ciondoli e piccoli monili appesi con delle cordicelle sulla parte anteriore del vestito, vestito sormontato da due specie di spallacci che sembrano assumnere, sulla spalla destra la testa di un chirog, di un jiraskar o di un laak; il tutto faceva di lui davvero un personaggio strano.
Di tanto il bagliore azzurro dello scudo inerziale che lo circodava si manifestava intorno a lui, aumentando ancora di più l'idea che già tutti avevano - Stiamo lontani -.
In pochi lo avvicinavano e lui non cercava la loro compagnia. La fronte sempre corrucciata era come un cartello con su scritto "STATE ALLA LARGA". Anche in quell'occasione non fece eccezzione.
Attese la risposta alla domanda di Koli mentre con una mano accarezzava la testa ossuta e colorata di Schroedinger pensando tra sè e sè che un giorno o l'altro avrebbe chiesto a Kambrian di fargli analizzare quella sua chincaglieria metallica che pronunciava frasi in una lingua arcana.
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